In memoria di Antonio Zorzi Giustiniani

Dopo la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Firenze, il perfezionamento sempre a Firenze, al Cesare Alfieri, con Alberto Predieri e l’incarico di assistente ordinario presso la cattedra di istituzioni di diritto pubblico alla “Sapienza” di Roma con Carlo Lavagna, nel marzo del 1985 Antonio Zorzi Giustiniani è approdato all’Università di Pisa come professore Associato di diritto pubblico americano, assumendo l’insegnamento ricoperto fino ad allora da Sergio Ortino. Nella nostra facoltà, avrebbe assunto poi anche l’insegnamento di Diritto costituzionale italiano e comparato e, più tardi, quello di Diritto amministrativo. La Facoltà di Scienze politiche di Pisa in quel frangente viveva una significativa trasformazione; erano andati in pensione o l’avevano lasciata alcuni degli studiosi che avevano contribuito a farla crescere, a cominciare da Furio Diaz, da Mario D’Addio e da Alberto Aquarone. Proprio Aquarone era uno degli autori a cui Zorzi Giustiani avrebbe fatto spesso riferimento nei suoi corsi universitari non di rado contraddistinti anche da un profilo storico; e Aquarone, grande conoscitore della storia americana del Novecento, rappresentava in tale ottica un richiamo fin troppo evidente. Continuavano ad insegnare in Facoltà, invece, Giuseppe Are, Domenico Settembrini, Rolando Nieri, Romano Paolo Coppini, Carlo Mangio e Giuliano Marini, mentre nelle materie giuridiche le cattedre più importanti erano tenute da Anna Maria Galoppini e da Alberto Azzena.

In questo ambiente, ancora assai vivace, Zorzi Giustinani portò un contributo importante valorizzando le sue relazioni con Firenze e con Roma, dove, dopo la rottura con Predieri, aveva stabilito una fertile collaborazione con Giuliano Amato. Di particolare rilievo erano i suoi interessi in materia di diritto pubblico dell’economia, coltivati negli interventi comparsi sulla “Rivista trimestrale di diritto pubblico”, diretta da Massimo Severo Giannini, e di diritto comparato, ripresi sulle pagine dei “Quaderni costituzionali” affidati ad Enzo Cheli. Ma l’apporto più significativo dato da Zorzi Giustiani alle ricerche e agli insegnamenti della Facoltà pisana di Scienze politiche fu forse quello relativo allo stretto legame tra i processi normativi e le politiche economiche degli Stati Uniti e dei principali paesi europei. Ben prima dello scoppio della crisi del 2008, si occupò infatti della legislazione antideficit nella Costituzione degli Stati Uniti, oggetto di un suo volume pubblicato nel 2000 da Pacini, tema che riprese, legandolo ad un quadro storico più generale, nei due importanti lavori “Le libertà economiche, pubblic utilities e monopoli al vaglio della Corte Suprema” e, soprattutto, nell’introduzione al volume “Diritti fondamentali e interessi costituiti – W.H Taft Presidente della Corte suprema degli Stati Uniti (1921-1930)”, edito da Giuffrè nel 2006 e da lui curato all’interno della prestigiosa collana “Civiltà del diritto”. Era evidente in questi lavori la grande attenzione alla questione della governance economica e dei suoi riflessi nei confronti delle libertà individuali e collettive, secondo un’impostazione che Zorzi riprese anche in relazione alla costruzione dell’Unione europea e delle singole realtà nazionali. In particolare, le sue ricerche si concentrarono sulle “metamorfosi” dello Stato unitario, avvenute o da realizzarsi attraverso processi di decentramento alla francese e di “devoluzione” secondo il modello britannico, comparati con le modifiche al Titolo V della Costituzione italiana. Di notevole interesse, in tale ottica, era la spiccata capacità di Zorzi di analizzare i risvolti dei processi di riarticolazione istituzionale sulle economie dei vari paesi, riprendendo e, per molti versi, portando a sintesi riflessioni espresse da Lavagna e da Mortati che avevano alimentato gli studi destinati a legare giuspubblicistica e discipline economiche. Proprio a Mortati il docente fiorentino dedicò nel 1995 un contributo rilevante che trattava, appunto, del rapporto tra “forma di governo” e “disciplina dell’economia”. Zorzi si è occupato in maniera approfondita anche del legame tra il diritto pubblico e la scienza politica, studiato seguendo la vicenda intellettuale di Karl Loewenstein, costituzionalista tedesco, emigrato negli anni Trenta per motivi razziali e ispiratore di alcune delle riflessioni politiche della Germania della ricostruzione post bellica. A lui, Zorzi ha riservato un denso saggio, edito nel 2008 su “Studi parlamentari e di politica costituzionale”, in cui ribadiva l’idea dell’indispensabile funzione, riconosciuta alle Carte costituzionali, di limitazione del potere politico. Il docente fiorentino condivideva con Loewenstein la forte preoccupazione per l’inevitabile tendenza all’indebolimento delle garanzie democratiche nei momenti di forte crisi economica che solo la solidità e la condivisione dei principi costituzionali possono scongiurare.

A questo note biografiche vorrei aggiungere il mio ricordo personale di un docente prima e di un collega poi che ho avuto modo di conoscere e di apprezzare. Antonio Zorzi Giustiniani era un docente che incuteva negli studenti un certo timore reverenziale sia per l’aspetto austero e per la sua eleganza tardo ottocentesca, molto vicina agli intellettuali fiorentini che frequentavano il salotto di Vernon Lee, sia per la mole di citazioni e di riferimenti bibliografici, spesso non solo giuridici, che caratterizzavano le sue lezioni. Anche gli esami non erano mai banali e venivano affrontati con una certa trepidazione tanto da rendere “consigliata” la frequenza dei corsi. Si aveva però la sensazione chiara che l’intendimento del professor Zorzi fosse quello di ampliare gli orizzonti dello studente, mettendolo di fronte a esperienze costituzionali diverse che dovevano servire a far cogliere meglio anche il senso della nostra Carta costituzionale e più in generale della nostra storia. Come collega è stato per me, che mi sono trovato, molto giovane, a svolgere il gravoso compito di presidente di corso di laurea, una preziosa guida per capire in modo particolare gli umori del complesso mondo dei giuristi con cui noi docenti di storia, insieme ai filosofi, ai sociologi e agli economisti “convivevamo”. In quest’ottica, il suo senso della misura, la sua prerogativa di cogliere il nodo delle questioni e quindi di fare sintesi hanno contribuito a permettere alla nostra facoltà di compiere il periglioso passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento: un passaggio che, peraltro, Zorzi Giustiniani non apprezzava affatto ma che, nonostante ciò, volle accompagnare nelle piena consapevolezza del suo ruolo di docente.

 

Alessandro Volpi

Sindaco di Massa